Non si ricandida, ma non per questo si esaurirà la sua attività politica. Gino Abbate non immagina certo di ammainare la bandiera dell’impegno politico, anche perché non è indispensabile essere nelle istituzioni per contribuire con idee e proposte.
Consigliere Abbate, cinque anni fa lei di questi tempi era in campagna elettorale quale candidato. Ora, ha preso parte alle consultazioni per individuarne altri. Quali sensazioni?
“L’esperienza in consiglio regionale è stata gratificante per il confronto e per il dibattito che ne è scaturito. Con il passare del tempo, è emersa la marginalità delle istanze del nostro territorio e l’atavica separazione tra aree interne e aree costiere sempre più accentuato. Parlo di ambiente, trasporti, welfare e soprattutto la sanità. Dopo il Covid si pensava ad un’inversione di tendenza per riportare e riaffermare la centralità della persona e il diritto fondamentale alla salute sancita dall’articolo 32 della Costituzione. Un diritto trasformato in erogazione di prestazioni legate al Bilancio. E poi su 17 miliardi del Pnrr, la Regione Campania, escludendo 500 milioni per la diga di Campolattaro, ha destinato solo 21 milioni alla zona Asi di Benevento. Quello che traspariva era l’assoluto e insignificante peso politico delle aeree interne, alcune delle quali destinare ad un fine vita, tra l’altro linea confermata dal Governo nazionale. Un centralismo democratico, e io penso una distorsione della partecipazione che ha lasciato poco spazio all’interlocuzione e ad un confronto”.
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