Un “trasferimento sistematico in Bulgaria di società italiane”, una fitta rete – di cui i Ciccopiedi erano i principali promotori – di persone fisiche e giuridiche che secondo l’accusa avevano “consolidato” una fiorente “attività di consulenza” per dislocare nella capitale bulgara Sofia o a Plovdiv (l’antica Filippopoli, seconda città del Paese con 350mila abitanti) imprese italiane con l’obiettivo di sfuggire al fisco italico o di “sottrarre le società stesse a procedure esecutive”.

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