Ricordo d’aver incontrato Emiliano Perino (New York, 1973) e Luca Vele (Rotondi, 1975) nel giugno 2005: Benevento inaugurava Arcos, il suo museo d’arte contemporanea, e lo faceva con una straordinaria mostra dal titolo ‘O luna tu… il notturno come spazio della fantasia’ a cura di Danilo Eccher. Una città che esprime artisti di respiro internazionale, e quindi non nuova all’arte contemporanea, recupera i sotterranei del Palazzo di Governo per destinarli a spazi museali. Insieme all’Atelier van Lieshout, a Avish Khebrehzadeh, a Domenico Bianchi, a Erwin Wurm, a Gianni Dessì, a Giovanni Anselmo, a Khalil Rabah, a Lucio e Giusppe Perone, a Luigi Ontani, a Mimmo Paladino, a Nunzio, a Pedro Cabrita Reis, a Giuseppe Penone, a Remo Salvadori, a Rossi, a Gilberto Zorio, Emiliano e Luca “giocano con le forme delle loro sculture cercando di non imporsi al giudizio ma sottoporsi alla riflessione”, esprimendo così il meglio del contemporaneo in quel momento storico: dall’arte povera alla transavanguardia. La coppia artistica, attiva dal 1994, si distingue per originalità formale e impegno sociale della ricerca artistica. Nel 1999 sono presenti alla XLVIII Biennale di Venezia, curata da Harald Szeeman, imponendosi al-l’attenzione del pubblico e del collezionismo internazionale.

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