Era il 2011 quando l’artista sannita Giuseppe Leone percorreva di già la ‘sua’ Via della Seta, tracciando un percorso attraverso progetti artistici sviluppati a Napoli, con l’Accademia di Belle Arti – come professore di Tecniche e tecnologie della pittura – nel Sannio, a Guardia Sanframondi con la prima edizione del festival VinArte e nel Fortore, con visite artistiche, a Buonalbergo, di giovani artisti cinesi, giunti in Italia grazie al programma ministeriale ‘Turandot’. L’incontro, dunque, con la cultura e l’arte cinese, non giunge nuova agli occhi della Campania, bensì, riprendendo il fervore ottocentesco, già si rianimava nella città di Partenope e nel Sannio, grazie alla visionarietà di Leone, il quale, con la sua vis profetica, aveva anticipato i tempi che, oggi, la società, l’economia e la politica, intravvedono. Il concetto di ‘scambio culturale’ si sviluppava, invero, quasi un decennio fa, tra le aule dell’Accademia napoletana, allorquando Leone, in veste di docente, con gli studenti della Università Normale di Hebei (Cina del Nord), originò un tragitto iniziato a Napoli e poi giunto altrove. A proporsi quale fil rouge di tale ‘Via’ è stata la volontà di trovare un quid comune alle due culture artistiche, mediante quello che è definito ‘il gioco serio dell’arte’: l’object trouvé.

L’articolo completo su Il Sannio Quotidiano di oggi – Acquista qui la tua copia