E’ ormai da qualche anno che conosco Michele Attianese, artista ormai accertato nella geografia del contemporaneo. Michele nasce a Castellammare di Stabia nel 1976, vive e lavora ad Angri. Oltre a frequentare l’Accademia di Belle Arti, sempre a Napoli si laurea in Architettura. Allievo di Dalisi, con Riccardo vive la straordinaria esperienza dei laboratori aperti nel Rione Sanità a Napoli. La sua attenzione per le arti figurative, il design e la comunicazione visiva, per certi versi, sono la naturale conseguenza di una forte passione per il disegno, la pittura – direbbe egli stesso – un necessario interesse. La sua prima personale dal titolo ‘Derma’ è datata 2002; nello stesso anno viene segnalato al premio Novara. Dopo alcune personali ‘Memorie de sucre’, alla galleria F?s Show Room di Minori e ‘Di Passaggio’, alla galleria Studio Legale di Napoli, nel 2012 arriva nel beneventano, dove partecipa ‘InterRail’, una collettiva – ritengo di straordinario intuito – ben costruita da Tommaso De Maria nel suo Centro Art’s Events. Per Attianese fu l’inizio di una collaborazione con la galleria di De Maria, che ancora oggi è indiscussa, e per me l’incontro con un’artista poliedrico, in continua crescita. Nel 2016 è presente a Bologna a Setup Art Fair, con Tommaso De Maria, che nel frattempo aveva aperto Casa Turese a Vitulano, dove inaugura la personale ‘Peryphery’ a cura di Marcella Ferro. Tra gli artisti di Casa Turese, riscuote apprezzabili consensi ad Art Fair Cologne, una sorta di apripista in campo internazionale. E’ presente nel 2017 alla collettiva ‘in Limine’ curata da Luca Palermo nel castello di Sant’Agata dei Goti. Mentre lo scorso anno partecipa a ‘Dimensione fragile’, collettiva a cura di Jasmine Pignatelli nelle sale borrominiane della Biblioteca Vallicelliana di Roma.

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