Con tutte le polemiche che si sono sviluppate intorno alla mostra ‘The Art of Banksy. A visual protest’, organizzata dal Mudec di Milano, spinto ormai dalla curiosità, trovandomi la scorsa settimana a Milano, mi è sembrato d’obbligo coglierne il dato di persona. Dal 21 novembre 2018 a tutto il 14 aprile 2019 la mostra, promossa dal Comune di Milano-Cultura e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, che l’ha prodotta, propone 70 opere tra dipinti, sculture e prints dell’ignoto artista e writer inglese. Banksy è ritenuto artista irriverente eppure, o forse soprattutto per questo, il grande pubblico, in particolare quello giovane, ne è innamorato. Per mia memoria a oggi mai un museo pubblico aveva rischiato di proporlo, pertanto va dato merito al Mudec per il coraggio, che per altro è stato fortemente ripagato dal successo, se si considera che, al netto delle polemiche, il Museo delle Culture è cresciuto, e non di poco, di visitatori: nel 2018 sono stati 617.865, di cui 528.401 per le grandi mostre e 89.464 per il percorso permanente. Banksy è uno degli artisti più famosi e più controversi dell’arte contemporanea. Al di là della polemica sulla mostra non autorizzata, che Cristina Donati Meyer, artista milanese non nuova a “incursioni” estemporanee, ha stigmatizzato, affiggendo all’esterno del Mudec un disegno con la Banda Bassotti intitolato “il ratto di Banksy”, per denunciare la privatizzazione dell’arte pubblica, la mostra, curata con sapienza e professionalità dal mio amico Gianni Mercurio (tra l’altro nato a Benevento), espone insieme alle sue opere, oggetti, video e fotografie con l’obiettivo di raccontare il pensiero dell’artista.

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