Cattani e l’arte come costante dialogo

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Quando il 23 giugno 2018 Giorgio Cattani ha aperto nel palazzo Bentivoglio di Ferrara il laboratorio artistico ‘FabulaProject’, una vera e propria officina d’arte, il mio pensiero è subito volato al 1996, anno in cui ci siamo conosciuti, in occasione della sua prima mostra nella galleria torrecusana di Tonino De Maria: il titolo era Fabula. L’artista ferrarese, in una mostra gioiosamente impaginata, esalta con un linguaggio ricercato il suo cammino artistico: la sua indagine da “camminatore” tra la gente, nelle piazze del mondo, si traduce felicemente in un lavoro che rende vivo un messaggio straordinario, è quanto scrivo in quell’occasione. Cattani, infatti, propone in mostra il recupero della sensibilità perduta, quella sensibilità che l’uomo non può non avere, non può non avvertire e lo fa con segnali forti. Afferma per l’occasione: “Mi ritrovo nel linguaggio di questa mostra a riflettere sulla fragilità del monumento del maestoso, credo che lo stupore oggi sia il semplice sguardo orizzontale: gli occhi rivolti al cielo ci hanno fatto allontanare troppo dalle emozioni del quotidiano”. Con ‘FabulaProject’ continua la sua importante ricerca, esaltandola in un’attesa palestra del divenire, dando forza a linguaggi artistici e culturali vari, alimentando nella condivisione di esperienze e progetti il dialogo nell’arte. Cattani, ieri come oggi, nella sua aristocrazia artistica legge i particolari di ciò che si muove nell’attorno-vicino e ne coglie gli aspetti filosofici-poetici e, con il linguaggio più adatto alla percezione dell’oggi, ne riassume gli aspetti emozionali.

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