Roma, 12 lug. (Adnkronos) – Ecco una selezione delle novità in libreria, tra romanzi, saggi, libri d’inchiesta e reportage, presentata questa settimana dall’AdnKronos.
Tra l’estate del 1870 e la primavera del 1871 – ‘l’anno terribile’, secondo la celebre definizione di Victor Hugo – Parigi affrontò due disastri politici e militari: prima l’assedio da parte delle forze prussiane, poi l’esperienza della Comune, repressa dall’esercito francese con sanguinosi scontri nelle strade del centro cittadino. Nelle pagine di ‘Le rovine di Parigi’, in libreria con Rizzoli dall’8 luglio, il critico d’arte premio Pulitzer Sebastian Smee rivela come, a fare da sfondo alla nascita del movimento impressionista, non fu un mondo di placidi giardini ed eleganti ninfee, ma furono proprio quei giorni tumultuosi.
Smee racconta i mesi drammatici del 1870-71 attraverso gli occhi dei protagonisti dell’Impressionismo: Manet, Morisot e Degas, intrappolati a Parigi durante l’assedio; Renoir e Bazille, arruolati nei reggimenti fuori dalla capitale; Monet e Pissarro, fuggiti dal Paese appena in tempo. E ancora Hugo, Gambetta, Baudelaire, Nadar, Zola – figure che intrecciano politica, arte, letteratura e giornalismo nel panorama intellettuale densissimo di una città in trasformazione -, tra salotti borghesi e barricate, palloni aerostatici e opere d’arte imballate per fuggire dal Louvre.
E, al centro del racconto, una storia d’amore ritratta con toccante precisione: quella tra due artisti – Édouard Manet, repubblicano militante e figura centrale dell’avanguardia, e Berthe Morisot, l’unica donna a ricoprire sin dall’inizio un ruolo centrale nel gruppo degli impressionisti – che scelgono di reagire al caos con una rivoluzione silenziosa: reinventare la pittura per dare forma a un nuovo sguardo sul mondo. L’Impressionismo, infatti, preferendo la luce, il presente, il transitorio alla rappresentazione della violenza e delle rovine del suo tempo, assorbe e sublima la precarietà della condizione umana. E proprio quel senso di transitorietà, che si riflette nel mutare delle stagioni e nell’impermanenza di tutte le cose, diventerà il più grande contributo del movimento alla storia dell’arte.
E se oggi, anziché tentare di ricostruire l’Europa, la si dovesse reinventare? Per farlo è importante sapere quante volte, nel corso della storia, questo progetto è stato immaginato e rimodellato. Sapere dove e quando nasce l’idea di un continente unito da un destino comune. L’Europa, una delle aree più ricche e culturalmente vivaci del mondo, fatica a parlare con una voce sola, ad agire come soggetto autonomo in un mondo globale e competitivo. Eppure, l’idea di unità europea ha una storia lunga, complessa e costellata di tentativi, sogni e fallimenti. Franco Cardini e Sergio Valzania, nel saggio ‘L’invenzione di un continente’, pubblicato da Mondadori nella collana Le Scie, ripercorrono con rigore e chiarezza i momenti cruciali in cui si è cercato di arrivare a una coesione politica e culturale del continente. Si parte dalla Lega di Delo e dall’eredità della Grecia classica, si attraversano la stagione aurea dell’impero romano, la renovatio imperii di Carlo Magno e la visione universalistica di Carlo V, fino ad arrivare al progetto napoleonico e all’unificazione tedesca guidata da Bismarck. Ogni tentativo rivela tensioni, potenzialità, ma anche limiti e contraddizioni: differenze linguistiche, religiose e geopolitiche che hanno reso l’unità un obiettivo sempre sfuggente.
Questo libro non racconta semplicemente ciò che è stato, ma interroga il presente attraverso il passato. I percorsi iniziati e interrotti, le ambizioni incompiute, le visioni sfumate nel tempo: tutto contribuisce a delineare i contorni di una possibilità ancora viva, di un’Europa che va reinventata come patria di cittadini liberi, e non solo come spazio condiviso. Un’indagine lucida che, animata da una forte passione civile, permette di comprendere come il sogno europeo si sia formato, e perché oggi più che mai valga la pena di tornare a interrogarlo.
E’ in libreria con Feltrinelli ‘Dog is love. Perché il tuo cane non può fare a meno di amarti’ di Clive D.L. Wynne. Cosa rende i cani degli esseri unici nel regno animale non umano? Come si spiega il legame speciale che ci unisce ai nostri amici a quattro zampe? E quali aspetti fraintendiamo della nostra relazione con loro? Ogni amante dei cani conosce queste sensazioni: il contatto del loro naso umido, il loro calore quando si sdraiano vicini a noi, i mugolii quando vogliono salire sul letto. Sembra davvero che i nostri cani ci amino. Per anni gli scienziati si sono opposti a questa conclusione, mettendo in guardia dall’attribuire agli animali domestici caratteristiche relazionali tipicamente umane.
Ma ecco che Clive Wynne, un pioniere nello studio del comportamento canino, ha contribuito con la sua ricerca a inaugurare una nuova era: quella in cui al centro del rapporto del cane con l’uomo non ci sono più l’intelligenza, le facoltà percettive o la sottomissione, ma l’amore. Basandosi su studi all’avanguardia condotti nel suo laboratorio e in altri in tutto il mondo, Wynne dimostra che, a partire dal muso e dalla coda fino ad arrivare al cervello, agli ormoni e persino al DNA, è l’affetto la qualità che più caratterizza i cani come specie e costituisce la loro stessa essenza.