Cadeva di giovedì l’inizio dell’anno 1489 quando il governatore Francesco de Scellonibus, frate minore di origine milanese nonché vescovo di Viterbo, disponeva di convocare il Consiglio civico. Dove e quando, gli chiesero. “All’Annunziata, al suon del tocco”, precisò ricorrendo a un dire consueto nella terra di provenienza. Il “tocco”, cioè le ore 13, sconvolgeva il costume sannita ma l’imperioso battaglio della campanella non dette scampo ai senatori che affollarono compatti l’evento.
Alla riunione infatti si doveva scegliere una sede stabile per le attività civiche, introdurre nuovi strumenti amministrativi tra cui un archivio per gli atti ufficiali da certificare persino adottare uno stemma con un timbro e infine adottare un segno identitario per la città: il notaio Francesco Favagrossa fece da segretario e cronista della storica riunione.

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