Roma, 20 giu. (Adnkronos) – “Oggi Giorgia Meloni ha celebrato con enfasi i nuovi accordi siglati con Ursula von der Leyen nell’ambito del cosiddetto Piano Mattei, in sinergia con il Global Gateway. Ma dietro la retorica della cooperazione e dello sviluppo ‘non calati dall’alto’, si nasconde una logica vecchia, miope e pericolosa: una strategia del ‘do ut des’, in cui l’unico vero obiettivo è garantire l’approvvigionamento energetico di petrolio e gas all’Europa e bloccare i flussi migratori, non certo migliorare le condizioni di vita delle popolazioni africane”. Lo dichiara Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e co-portavoce nazionale di Europa Verde.
“Si annunciano cinque nuovi progetti grazie all’aggancio con il Global Gateway europeo, ma nessuno dice una parola su quelli già avviati e che si sono rivelati fallimentari. In Kenya, ad esempio, nel settore energetico, Eni non ha raggiunto nemmeno un quarto degli obiettivi di produzione previsti per il 2023. Nella Repubblica del Congo, i progetti sono fermi da oltre un anno e mezzo, ancora allo stadio pilota. È questo il modello di sviluppo che vogliamo esportare? “In Kenya sono stati concessi 210 milioni di euro – di cui 75 dal Fondo Italiano per il Clima – per coltivazioni di ricino destinate ai biocarburanti. Il risultato? Si sottraggono terreni all’agricoltura alimentare, si incentiva la monocoltura, si rischia il disboscamento per compensare la perdita di produzione alimentare. Un danno ambientale e sociale inaccettabile, spacciato per sostenibilità. L’Italia prevede progetti per biocarburanti in aree africane dove c’è il più alto indice di mortalità per fame, sottraendo aree agricole per produrre quella poca energia che servirà a noi”.
“Vogliono sfruttare i giacimenti di gas e petrolio dell’Africa, a partire da quelli del Mozambico. Si insiste a parlare di istruzione, intelligenza artificiale, rinnovabili e infrastrutture, ma la verità è che questo piano ha come priorità i profitti delle grandi aziende italiane – che già macinano miliardi – e il contenimento delle migrazioni. Altro che giustizia climatica”.