Gas, Arera: in 2024 italiani pagano più rispetto ad area euro, pesano costi reti, oneri e imposte

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Roma, 17 giu. – (Adnkronos) – Nel confronto internazionale con i principali Paesi dell’Area euro il prezzo medio del gas naturale (comprensivo di imposte e oneri) per i consumatori domestici in Italia ha registrato nel 2024 un aumento significativo (+15,1%) raggiungendo i 13,1 centesimi di €/kWh. Contrariamente a quanto accaduto nel 2023, i consumatori italiani hanno pagato tariffe superiori del 5,3% rispetto alla media dell’Area euro (-8,3% nel 2023). I prezzi più alti sono stati raggiunti nei Paesi Bassi (16,8 c€/kWh) e in Portogallo (14,8 c€/kWh), mentre quelli più bassi in Ungheria (2,88 c€/kWh) e Croazia (4,62 c€/kWh). Lo rileva la relazione annuale Arera 2024.
L’aumento è sostanzialmente riconducibile a due fattori: la crescita dei costi di rete (passati da 2,6 c€/kWh nel 2023 a 3,0 c€/kWh nel 2024) e, soprattutto, quella della componente fiscale (passata da 0 a 3,2 c€/kWh). Nel 2024, infatti, sono esauriti gli effetti degli interventi governativi che avevano stabilito la riduzione dell’IVA al 5% e l’azzeramento temporaneo degli oneri di sistema che aveva, di fatto, annullato l’impatto di questi ultimi sul prezzo del gas.
Guardando ai differenziali riferiti alle classi di consumo: i prezzi i clienti D1 (fino a circa 520 m3/anno) e D2 (520-5.200 m3/anno) hanno registrato entrambi un aumento del 17% rispetto al 2023, arrivando rispettivamente a 17,12 c€/kWh e 12,30 c€/kWh, mentre per i consumi più alti (D3, oltre 5.200 m3/a) la variazione è stata del -5,4%. Nell’Area euro i prezzi sono risultati in crescita solo per la classe dei piccoli consumatori (D1), ma in misura più contenuta (+6,5%), mentre per le altre due classi D2 e D3, si riscontra una riduzione, rispettivamente dello 0,1% e del 5%. I differenziali di prezzo tra l’Italia e gli altri Paesi europei sono quindi tornati ai segni del 2022. Se si considera la materia energia gli italiani pagano di meno solo nella classe di consumi più bassi (-6,2%) mentre il differenziale è sostanzialmente identico per le altre due.
Nel 2024 il prezzo medio pagato dai clienti non domestici italiani si è attestato a 6,75 c€/kWh, con un calo (-18%) superiore a quello registrato nell’Area euro (-13,5%) il cui prezzo medio si ferma a 6,93 c€/kWh. Le imprese italiane hanno quindi pagato un prezzo lordo (cioè comprensivo di oneri, imposte e tasse) più conveniente rispetto a quasi tutti i principali competitor europei (-9,8% rispetto alla Francia, -7,7% rispetto alla Germania) tranne che la Spagna (+38%).
La riduzione del prezzo in Italia è dovuta interamente alla componente energia, pari a 4,4 c€/kWh (-32,7%) che incide per il 65% sul prezzo finale mentre le altre due componenti, cioè i costi di rete e gli oneri e imposte, che incidono entrambe per circa il 17% sul prezzo complessivo, hanno registrato un incremento sul 2023 rispettivamente del +0,9% e del +125%.
Guardando al dettaglio per classi di consumo, nel 2024 i prezzi italiani sono risultati in diminuzione in tutte le classi tranne che nella I1 (consumi fino a 26.000 m3/anno) dove hanno segnato un aumento del 2,2%. Si segnala una riduzione consistente nelle classi I3 (25,2%) e I4 (-26,9%) che assorbono, rispettivamente, il 22,4% e il 27,4% delle vendite di gas a clienti non domestici. Nel confronto con gli altri Paesi, i consumatori italiani pagano generalmente meno dei tedeschi nelle fasce di consumo più elevate, hanno un rapporto variabile con la Francia (conveniente fino a consumi di 26 milioni di m3 annui), mentre risultano significativamente più economici rispetto alla Spagna nelle classi più basse.
In Italia l’incremento nell’estensione delle reti di teleriscaldamento nel 2023 è stato pari a 97 km mentre la volumetria allacciata è cresciuta dell’1,7%. Cinque regioni del nord (Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto) rappresentano, da sole, oltre il 95% dell’energia termica erogata. Nel 2023 le centrali termiche al servizio di reti di telecalore hanno prodotto 10.691 GWh termici, 6.045 GWh elettrici e 162 GWh frigoriferi. Il gas naturale si conferma la fonte energetica nettamente prevalente con il 69,8% del consumo energetico complessivo, tra le altre fonti portano un contributo significativo i rifiuti (15,4%) e le bioenergie (biomasse, biogas e bioliquidi, all’11,2%).
Il 70% degli utenti presenta una potenza contrattuale non superiore a 50 kW, mentre il 23% ha una taglia maggiore di 50 e fino a 350 kW e solo il 7% ha una taglia superiore a 350 kW. Gli utenti di maggiori dimensioni, nonostante siano relativamente poco numerosi, rappresentano una quota cospicua dei consumi complessivi (oltre il 50%). Il numero di imprese operanti su reti di telecalore è pari a 249 (255 un anno fa). Di queste, l’85% si occupa di attività strettamente legate all’esercizio delle reti e alla fornitura dall’energia termica alle utenze (distribuzione e/o misura e/o vendita) mentre la quota rimanente si occupa solo di produzione di energia termica. Una quota significativa del mercato è costituita da utenze di tipo residenziale (64,0%) e terziario (33%), la domanda del settore industriale rimane marginale (3%).