Roma, 19 mag. (Adnkronos Salute) – L’Italia invecchia sempre più: gli over 80 dal 1995 al 2010 sono passati da 6,7 milioni a 12,5 milioni, e saranno 51 milioni nel 2050. E aumentano i nuovi casi di tumore in età avanzata: circa 400mila nel 2024 stimano Aiom e Airc. Non solo, secondo Airtum l’incidenza passa da circa 750 casi per 100mila abitanti nella fascia 55–59 anni a 2.200 casi per 100mila nella fascia 80–84 anni, triplicando il rischio con l’avanzare dell’età. Il 20% delle neoplasie viene diagnosticato dopo gli 80 anni; il 70% delle persone con un tumore ha più di 70 anni. I geriatri ospedalieri lanciano l’appello: aumentano i tumori negli anziani ma manca la ricerca clinica. E l’onco-geriatria sarà uno dei temi al centro del 39esimo Congresso Sigot (Società italiana di geriatria ospedale e territorio) che si tiene a Modena dal 21 al 23 maggio, a cui parteciperanno oltre 500 specialisti dell’ambito geriatrico provenienti da tutta Italia, di cui il 40% under 40.
Qualità della vita e malattie in terza età rappresentano la sfida sanitaria e sociale della geriatria. Oggi, infatti, si vive più a lungo e meglio rispetto al passato. Ma l’allungamento della vita non sempre è accompagnato da buone condizioni di salute. In particolare, si assiste a un incremento del numero di tumori in età avanzata, con il paradosso per cui proprio questa fascia d’età non è coinvolta nella sperimentazione delle terapie e spesso resta fuori dai trattamenti o dalle terapie più appropriate. “Alcuni studi – spiega Lorenzo Palleschi, presidente Sigot – dimostrano che quando si vanno a sperimentare interventi farmacologici, chirurgici o radioterapici tra gli over 70 si ottengono risultati importanti sia per la sopravvivenza che per la qualità della vita anche in questa fascia d’età”.
Nonostante rappresentino circa il 42% della popolazione oncologica, nei trial registrati dalla Fda – riporta una nota – solo il 24% dei partecipanti ha più di 70 anni, e meno del 10% è coinvolto nei trial Nci. In Italia, i pazienti che ricevono farmaci oncologici nella pratica clinica reale (attraverso i registri Aifa) sono in media più anziani di 5,3 anni rispetto a quelli coinvolti nei trial clinici. Inoltre, la percentuale di over 65 è più alta del 17,2%.
“L’assenza di dati sui più anziani limita la validità delle evidenze – sottolinea Palleschi – I medici devono spesso basarsi su protocolli non tarati sulle comorbidità e sulla fragilità tipiche dell’età avanzata. Serve dunque un maggior coinvolgimento degli anziani nella sperimentazione delle terapie. Esperienze pur limitate dimostrano che quando si vanno a sperimentare degli interventi farmacologici, chirurgici o radioterapici si possono ottenere risultati importanti sia per la sopravvivenza che per la qualità della vita anche in età avanzata e molto avanzata”. Nella persona anziana, inoltre, “la terapia – aggiunge il presidente Sigot – va personalizzata in base al profilo individuale del paziente: per questo le Linee guida delle società oncologiche suggeriscono di utilizzare nei pazienti anziani con tumori solidi una valutazione multidimensionale e l’intervento geriatrico, che permettono di ridurre significativamente i possibili effetti tossici della terapia, migliorano l’aderenza al trattamento, la qualità della vita e la sopravvivenza”.
La ricerca scientifica – riferisce la nota – ha evidenziato come sia necessario integrare lo studio dei cosiddetti ‘marcatori biologici dell’invecchiamento’ con fattori di tipo sociale che includono come il basso livello socioeconomico, gli eventi avversi della vita, gli stati psicologici negativi (stress, depressione), comportamenti scorretti (cattiva alimentazione, alcool, tabagismo, sedentarietà). “L’invecchiamento è un processo che parte dall’infanzia e che si caratterizza per comportamenti virtuosi che prevengono la disabilità, sia cognitiva che fisica, arrestando o ritardando la fragilità che ne è alla base – commenta Andrea Fabbo, Direttore sanitario Asl Asti, già direttore socio-sanitario Ausl Modena e direttore Uoc Geriatria Territoriale Ausl Modena – Per prevenire la disabilità si identificano azioni come l’esercizio fisico, l’intervento nutrizionale, la stimolazione cognitiva, il controllo dei fattori di rischio, il contrasto alla solitudine. Queste politiche di invecchiamento attivo che promuovono attività fisica regolare, alimentazione equilibrata, screening possono anche ridurre il rischio di sviluppare molte neoplasie e rallentarne la progressione”.
Il 39esimo congresso Sigot – conclude la nota -, che ospita anche il 18esimo Congresso di cardiogeriatria, rappresenta un momento cruciale per analizzare le sfide di un Paese che invecchia: un trend demografico con ricadute sanitarie, sociali, economiche. Tra i temi al centro dell’attenzione, la prevenzione e l’importanza di un invecchiamento attivo per prevenire fragilità e disabilità; le demenze; l’onco-geriatria; le patologie cardiovascolari; la sarcopenia; l’insufficienza respiratoria; l’accesso degli anziani in Pronto Soccorso. In apertura porteranno i propri saluti il Presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale e il sindaco di Modena Massimo Mezzetti. Presidenti del congresso: il prof. Lorenzo Palleschi, presidente Sigot nazionale, direttore Uoc di Geriatria e del Dipartimenti Internistico dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni-Addolorata Roma; Andrea Fabbo, Direttore sanitario Asl Asti; il prof. Francesco Vetta, direttore Uoc Cardiologia Utic Ospedale di Avezzano e professore di Cardiologia Unicamillus.