Omissioni, intrecci perversi con le istituzioni e soprattutto con l’onnipotente burocrazia (coinvolti nell’inchiesta un sindaco in carica e diversi responsabili di uffici tecnici comunali) e una rete di complicità ramificata che faceva perno sul laboratorio privato di Apollosa, di cui il pubblico ministero aveva richiesto il sequestro, richiesta però respinta dal giudice delle indagini preliminari. Quadro comunque a tinte tutt’altro che limpide quello che emerge dall’ordinanza firmata dal gip Loredana Camerlengo che non ha ritenuto sussistere le condizioni per gli arresti domiciliari, che il pm aveva chiesto come misura cautelare per l’ad di Gesesa (fino a gennaio 2019) Piero Ferrari, per l’assistente pianificatore Francesco De Laurentis, per l’attuale responsabile ad interim della depurazione Giovanni Tretola.

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