“Salve signor Sorbillo, sono un panificatore del beneventano, ho 35 anni e porto avanti l’attività di famiglia iniziata dal 1969. Ammiro chi come lei, è capace di rendere arte un lavoro che attraverso l’utilizzo di povere ma essenziali e nobilissime materie prime, dà vita ad alimenti che hanno reso il made in sud un’eccellenza. In secondo luogo l’ammiro per la capacità imprenditoriale di aver reso il suo nome un marchio conosciuto in tutta Italia e che è garanzia di bontà”. Inizia così la lettera di Antonio Caruso, panificatore sannita, indirizzata a Gino Sorbillo.
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